SALVATORE MOREDDU “LE STRADE IN SARDEGNA TRA LA SECONDA META’ DEL ‘700 E I PRIMI DELL’800”

SALVATORE MOREDDU “LE STRADE IN SARDEGNA TRA LA SECONDA META’ DEL ‘700 E I PRIMI DELL’800”

ANTONELLO PIPERE

“Al loro arrivo, nel 1720, i Piemontesi trovano un’isola povera e scarsamente abitata. Cagliari, la città più importante, nel 1728 conta 16.924 abitanti e tutta la Sardegna 310.096. Lo scarso interesse all’Isola si evidenzia con l’esplicita manifestazione dell’indifferenza dei regnanti verso il nuovo dominio e del loro desiderio di sbarazzarsene vantaggiosamente alla prima occasione, in cambio di compensi territoriali attigui agli stati di terraferma.” Inizia così, con un sommario quadro storico, il saggio di Salvatore Moreddu intorno alla viabilità in Sardegna nel Settecento, uno dei temi più ricorrenti della storia sarda e sempre dirompente nella cronaca sui ritardi e sulle difficoltà nei collegamenti interni e per l’esterno dell’Isola.

Il tema è affrontato rigorosamente in un bel libro edito dalla Nova Prhomos in una curata veste tipografica, nel quale l’autore riporta un’attenta ricerca storica svolta attraverso l’esame della documentazione negli archivi di Cagliari, Nuoro e Torino. Oltre quattrocento pagine nelle quali lo studioso ripercorre le fasi che hanno portato nei primi decenni dell’Ottocento alla realizzazione dell’asse stradale Cagliari-Sassari, la “strada di ponente”, poi denominata “Carlo Felice”, di cui si espongono i momenti preliminari e l’avvio definitivo verso questo significativo intervento pubblico che inizierà solo nel 1820 con Giovanni Antonio Carbonazzi.

l tema è trattato passando in rassegna una cospicua documentazione per gran parte costituita da relazioni, dispacci, lettere, delibere, progetti e pregoni. Si tratta di fonti per gran parte prodotte per oltre un secolo dopo il passaggio dalla dominazione spagnola a quella sabauda, in diversi ambiti della società del tempo, dal cui esame si desume che nella prima metà del Settecento la viabilità sarda è sostanzialmente fondata su quanto rimaneva dei vecchi tracciati di epoca romana, quando l’isola era collegata con un reticolato che permetteva di collegare da nord a sud i piccoli e i grandi centri e di superare le tante asperità del territorio.
Nella prima metà del Settecento sembra inesistente una politica di interventi unitaria, tanto che continuano a sopravvivere le secolari difficoltà nei collegamenti, i tempi lunghi di percorrenza soprattutto verso i territori più impervi dell’Isola penalizzati anche a causa dell’arretratezza dei mezzi di trasporto. In questo contesto il governo piemontese ̶ in base ai resoconti di Moreddu ̶ interviene in modi incerti e il grande tema del collegamento tra Cagliari e Sassari con una “strada di ponente”, si manifesterà più decisamente alla fine del secolo, quando “effettivamente si prende coscienza dei problemi e dell’arretratezza in cui versa la Sardegna”, e prende avvio il progetto dell’architetto Giuseppe Gerolamo Moya, morto a Fonni il 18 dicembre 1789, di cui si riporta l’inventario dei beni redatto in quell’occasione dal notaio Giovanni Battista Porcu.
Si tratta di un quadro analitico, ben documentato, che evidenzia tutta l’importanza del saggio, per altri versi ricco anche di altre minuziose informazioni e curiosità di carattere sociale, utilissime per la ricerca storica locale sui diversi centri dell’Isola.
 
 
 

 

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