CORRADO ZEDDA, “IL GIUDICATO DI GALLURA”

CORRADO ZEDDA, “IL GIUDICATO DI GALLURA”

LE VICENDE, LA SOCIETA’, I PERSONAGGI DI UN “REGNO” MEDITERRANEO

ANTONELLO PIPERE

Il saggio di Corrado Zedda, edito nel 2019 da ArKadia, è stato recentemente presentato a Posada nella suggestiva cornice del centro storico ai piedi del Castello della Fava, dove l’autore ha ricostruito le vicende politiche del Giudicato di Gallura, dalle origini (XI sec.) fino all’ultima fase, segnata dalla Battaglia della Meloria (1284) e dalla conquista pisana della Gallura nel 1308. Il testo si aggiunge ad altri importanti studi sul giudicato gallurese, ad integrazione delle note ricerche di Dionigi Panedda e di Angelo Castellaccio.

In premessa l’autore sottolinea l’importanza della Sardegna nel Medio Evo – “una terra vivace e propositiva” – , “non soggetto passivo di politiche esterne”, “come certa letteratura antropologizzante e neo lombrosiana continua a proporre”. In questa prospettiva indica una direttrice ideale di analisi delle complesse vicende storiche, “senza pregiudizi ideologici”, aliena da “bizzarre rivendicazioni identitarie”, con una trattazione chiara, mirante a restituire un quadro storico quanto più obiettivo, con un “maturo approccio esegetico”, dove non si escludono ipotesi e scenari ricostruttivi, considerando la carenza di fonti documentarie per alcuni momenti fondamentali. L’intento di Zedda è anche quello di raccontare le vicende isolane all’interno di un quadro “internazionale” di relazioni politiche, in cui assumono un ruolo determinante le grandi “strutture” dell’epoca come la Chiesa e l’Impero. Si tratta di un’angolazione, per molti aspetti mobile e dinamica, a tratti policentrica, dove mutano continuamente i piani di indagine e gli spazi geografici nei quali si svolge l’azione dei protagonisti, fino a condizionare sensibilmente la struttura del testo e la trama narrativa delle vicende. Ancora una volta a guidare il racconto dello storico sono i documenti intorno ai quali si stringe un serrato ragionamento filologico in grado di suggerire diverse ipotesi e interpretazioni.

Una direzione metodologica che permette allo studioso di delineare un quadro sintetico e persuasivo sulla complessa storia del giudicato gallurese, specialmente quando si sofferma sulle origini, sulla lettera di Gregorio VII ai giudici sardi, sulla scomunica del giudice Torchitorio, sull’organizzazione sociale del territorio e sulla nascita delle due diocesi (Civita e Galtellì) e sul ruolo in alcuni momenti esercitato dalla sede apostolica nel processo di legittimazione dell’istituzione giudicale. Tra le pagine più innovative e interessanti vanno individuate quelle sulla presenza pisana e sulle alterne vicende della famiglia Visconti in Toscana e in Sardegna. Si tratta di momenti di notevole interesse nei quali lo storico tratteggia con maggiore vividezza la figura di Nino Visconti, “giudice Nin gentil”, poeticamente rievocato da Dante nella Divina Commedia (Purgatorio, canto VIII), scomparso nel suo palazzo di Galtellì nel 1296, dove scrisse morente le ultime volontà testamentarie. Con il ritrovamento del testamento del Giudice Nino Visconti negli archivi di Barcellona della Corona d’Aragona (Giacomo Floris) si apre un capitolo di estremo interesse nella storia del Giudicato di Gallura. Un documento storico che ha dato luogo a un vivace dibattito ancora in corso tra studiosi intorno all’interpretazione di alcuni passi significativi e che rischiara con dettagli biografici inediti sulla fase finale del Giudicato gallurese.
Con questi ed altri argomenti il saggio di Corrado Zedda presenta la storia del Giudicato di Gallura, con una fisionomia più nitida, e gli assegna un posto tutt’altro che marginale nella storia medievale della Sardegna.
 

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