TESSITURA IN BARONIA

TESSITURA IN BARONIA

MARIA ANTONIETTA FADDA

Tra le voci più significative della cultura materiale sarda la tessitura occupa sicuramente un posto di primo piano. Arte femminile per eccellenza, con origini molto antiche che probabilmente affondano nelle prime culture neolitiche del Mediterraneo. L’arte della tessitura con telaio manuale si diffuse in tutta la Sardegna, inizialmente con il telaio verticale, che grazie a una struttura semplice permetteva un facile impiego. Nell’Isola è rimasto in uso unicamente in alcune zone interne della Barbagia e del Goceano.

Il telaio orizzontale, di forma semplice o con pedaliera e gruppi di licci, si afferma ampiamente in tutta l’Isola, presumibilmente a seguito dei monaci benedettini nel Medioevo (M. Atzori,1997). Questo importante strumento artigianale nacque dalla necessità di realizzare i manufatti indispensabili nella vita quotidiana che in seguito all’avvento del mercato e alle nuove esigenze dell’economia industriale, cambia connotazione e diventa un mezzo per la produzione di beni di lusso, con un valore puramente estetico e destinati a un mercato di nicchia.

Nella realtà baroniese si è affermato il telaio orizzontale. Il contesto di Siniscola, nella descrizione dell’Abate Angius (Casalis,1833-1856), offre un caso esemplare con oltre 400 telai in piena produzione nella prima metà dell’Ottocento:

“Le donne lavorano sul telaio e fanno panni lani e lini per il necessario delle famiglie e per venderne ad altri che ne abbisogni. Il numero de’ telai, che sono quasi sempre in opera non sarà meno di 400.”

Il lavoro di tessitura a telaio era sempre preceduto da diverse fasi di lavorazione e preparazione del lino e della lana, con l’utilizzo di alcuni strumenti indispensabili. Stando anche alle testimonianze orali raccolte nel territorio (F.Dalu-L.Piras, 2016) la lavorazione dell’orbace (uresi) si sarebbe protratta almeno fino alla fine della seconda guerra mondiale (1945) per la produzione di coperte (fresàtas), per alcuni capi di abbigliamento femminili, gonne (unnèddas) e maschili, calzoni (ràgas), giacche e cappotti (gròtzas e gabbànos) e calzari (carzìtas). Questo tessuto, ottenuto con lana di pecora, più recentemente verrà sostituito dal panno di lana, più morbido e flessibile e convertibile in prodotti più raffinati. Sappiamo che la produzione dell’orbace è stata tradizionalmente condotta anche per scopi commerciali, destinata ad alcuni centri del continente per il confezionamento delle divise e dei cappotti militari (F.Dalu, 2016).

Un altro tessuto di origine naturale era il lino, coltura ampiamente attestata a Siniscola e nella Baronia per la produzione di manufatti utilizzati in casa, come i panni per il pane (pannos de còchere), lenzuola e tovaglie (lethòlos e tiàzas), o per tessuti destinati all’abbigliamento maschile e femminile come camicie e calzoni (camisas e carzones de tela).

 

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